Renato Zero è da decenni simbolo del trasformismo e dell’avvento del glam rock nel nostro Paese. La sua foto agli esordi vi lascerà stupiti.
Una carriera pluridecennale quella di Renato Fiacchini, vero nome dell’artista che tutti conosciamo. Romano figlio di un poliziotto, esplode negli anni Settanta con i suoi pezzi e con la sua immagine trasgressiva.
Renato Zero è stato definito più volte un “cantattore” per la sua capacità interpretativa, per il suo portare teatralmente sul palco la sua musica.
La prima apparizione al Piper, alla fine degli anni Sessanta, sconvolse non poco i giovani dell’epoca, fermi ancora alla moda hippy. Le sue zeppe e i suoi vestiti appariscenti furono uno schiaffo in faccia ai moralisti.
Come ha raccontato in più occasioni, a cucirsi i vestiti era proprio lui: “Mi sguerciavo a mettere il filo nella cruna dell’ago. Non avevo appoggi o sarte”. Anche il distintivo trucco è farina del suo sacco.
Il vincitore di un Grammy alla carriera, nel 1993, ha spesso ispirato altri celebri artisti. Da lui ha preso spunto per esempio il celeberrimo Tim Burton per creare il suo Willy Wonka dell’omonimo remake della famosa pellicola.
Poi la decisione di cambiare drasticamente look, passando a un total black: “Quando mi sono accorto che gli altri da me volevano solo il baraccone, ho cercato di svincolarmi”.
Da poche ore è comparsa una foto dell’artista su una delle tante fanpage a lui dedicate, che lo mostra in una veste completamente diversa rispetto a quelle che conosciamo.
Nello scatto si vede Renato con lunghi capelli mossi, al naturale, non un’ombra di trucco, con indosso un chiodo nero mentre imbraccia una chitarra argentata. Un’immagine diversa, che lo fa assomigliare più a un componente di una rock band dei seventies e che si allontana dal trasgressivo trasformista di quegli anni.
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A incorniciare il ricordo vintage, il testo di uno dei suoi tanti meravigliosi pezzi, Il Nostro Mondo: “Vogliamo riprovarci…inebriarci… abbandonarci…perderci? Perché si vive davvero nell’entusiasmo sincero che se è condiviso è un dono del cielo”.