Dopo la tragedia in cui ha perso la vita la giovane operaia 40enne Laila El Harim, ora a parlare sono i familiari, che spiegano cosa c’era in serbo per lei in futuro.
La vicenda è avvenuta un paio di giorni fa e ha sconvolto tutti gli italiani. Impensabile morire in modo così atroce ed assurdo. Il decesso della povera operaia Laila El Harim si aggiunge a un già lungo elenco di caduti sul lavoro.
L’incidente fatale è successo martedì mattina poco dopo le 8, all’interno dell’azienda per imballaggi Bombonette, a Camposanto, in provincia di Modena. La donna aveva iniziato da poco il suo turno quando è rimasta incastrata in una fustellatrice.
I colleghi hanno lanciato subito l’allarme, ma i paramedici accorsi sul luogo dell’incidente non hanno potuto fare altro che accertarne il decesso. Una tragedia che si poteva forse evitare: gli inquirenti stanno indagando a fondo sulle misure di sicurezza usate nella fabbrica, in cerca di eventuali motivi che possano aver provocato la morte della quarantenne.
Intanto a piangere la scomparsa della donna, marocchina di origine ma in Italia da più di vent’anni è la sua famiglia, che non si dà pace per una disgrazia così assurda e anacronistica.
A parlare è Manuele Altiero, fidanzato della donna con la quale stava da più di 10 anni e padre della loro figlioletta Rania, di 5 anni. La chiamata per avvertirlo che Laila non c’era più l’ha ricevuta martedì alle 9: “Non è riuscito a dirmelo chiaramente, ma io ho capito tutto” ha detto.
La donna aveva iniziato a lavorare alla Bombonette appena due mesi prima ed era molto contenta della nuova occupazione, al punto da rimanere spesso anche per degli straordinari. “I proprietari l’hanno fortemente voluta sapendo quanto fosse brava con quel macchinario. Lavorava più del previsto, a volte anche 11 ore” ha spiegato l’uomo.
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I due avevano in mente di sposarsi il giugno prossimo in Puglia e coltivavano il sogno di comprarsi una casa al mare, dove trasferirsi. “Ogni giorno attorno a quella fustellatrice c’era un elettricista, c’erano dei problemi” ha infine detto Altiero “Non si può morire sul lavoro, non deve succedere più”.