La trasmissione divulgativa questa volta si dedica alla tragedia del volo AeroPerù 603. Indagini ad alta quota esamina la disgrazia incredibile dell’aereo di linea.
Il programma documentaristico del National Geographic continua ad accuparsi di alcune delle più grandi sciagure aeree degli ultimi decenni. Indagini ad alta quota in questa puntata prende in esame la tragedia del volo Aeroperù 603.
E’ la sera del 1° ottobre 1996 quando l’aereo di linea, decollato da Miami con destinazione Santiago del Cile, atterra a Lima, tappa intermedia durante la quale fa sbarcare 110 dei 171 passeggeri a bordo. Al comando del velivolo c’è Eric Schreiber, pilota dalla grande esperienza nonochè istruttore di volo. Il comandante, verso le 23.50, procede all’ispezione esterna del Boeing 757-200, in sostituzione del precedente, che dovranno usare per raggiungere la meta finale.
Il pilota non nota nulla di strano, e alle 00.40 il mezzo decolla, percorrendo una tratta sopra l’Oceano Pacifico. E’ a questo punto che in cabina, meno di un minuto dopo, si accorgono che gli altimetri continuano a segnare zero nonostante stiano prendendo in realtà quota. E’ a questo punto che iniziano i problemi: gli allarmi in cockpit iniziano a suonare e anche l’inidcatore di velocità dà valori completamente sballati. Di lì a poco scatta anche l’avviso di “overspeed”. I piloti dichiarano lo stato di emergenza alla torre di controllo di Lima.
“Dichiariamo emergenza, non abbiamo strumentazione statica né altimetro né indicatori di velocità. Dichiariamo emergenza” sono le drammatiche parole registrate del secondo in comando, il pilota David Fernandez.
I controllori si attivano subito per procedere con un atterraggio strumentale, ma si possono basare sui dati completamente sballati forniti dal computer impazzito dell’aereo. Impartiscono quindi il comando ai piloti di seguire il radio faro VOR-DME a Las Salinas e quindi fare riferimento al SIGAS, ma a causa del cattivo funzionamento della strumentazione, il pilota si trova in una posizione completamente diversa, sotto di lui solo il Pacifico.
I piloti chiedono che venga inviato un aereo di recupero. Sono le 00.48 e parte un aereo cargo, che però ha come riferimento sempre le coordinate sbagliate date dal computer di bordo. Alle 00.53 si attivò l’allarme di prossimità del suolo, ironicamente l’unico a funzionare nel modo giusto. Alle 01.11, nonostante un disperato tentativo dei due uomini di rialzare la prua del mezzo, il volo Aeroperù 603 si inabissa nell’oceano.
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Dalle indagini successive si conosce infine il motivo, sconcertante, del disastro: le aperture verso l’esterno dei sensori erano ostruite da del nastro adesivo. Poco prima dell’esame esterno del velivolo da parte del capitano, infatti, l’aereo era stato sottoposto a manutenzione e uno degli addetti alla pulizia si era dimenticato di togliere la protezione necessaria a non rovinare i sensori, causando il tilt nella strumentazione di bordo. Per il comandante, che aveva eseguito il controllo a tarda sera, con il buio totale, era impossibile rendersi conto del fatto, essendo inoltre l’adesivo dello stesso colore della carrozzeria del volo. Nel 2006 i familiari delle vittime sono stati infine risarciti per una cifra non resa nota.