Rivelazioni-fiume nel libro autobiografico di Ilda Boccassini “La stanza numero 30”. Cosa ha svelato il giudice napoletano
Ilda Boccassini racconta di essere stata innamorata di Giovanni Falcone, eroe antimafia ucciso nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. Vista la particolarità del contesto, l’ex procuratore aggiunto del Tribunale di Milano ha raccontato la natura del suo sentimento verso Falcone. I dettagli sono stati resi noti nell’autobiografia della Boccassini, pubblicata per Feltrinelli con il titolo “La stanza numero 30”.
Le rivelazioni di Ilda Boccassini e il rapporto con Giovanni Falcone
“Il mio sentimento era altro e più profondo – ha scritto la Boccassini – non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi”.
Il lavoro al fianco di Giovanni Falcone era iniziato poco dopo l’arrivo della Boccassini alla Procura di Milano nel 1979. Entrambi avevano condotto l’indagine “Duomo connection”, in cui venivano smascherati i tentacoli di Cosa Nostra all’interno del capoluogo lombardo.
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Particolarmente toccante poi un viaggio fatto in Argentina nel 1991 per andare ad interrogare Gaetano Fidanzati. In quell’occasione la Boccassini ha raccontato di come rimase abbracciata a Giovanni Falcone nelle ore notturne del volo, ascoltando le canzoni di Gianna Nannini.
Chiaramente le rivelazioni su Falcone non esauriscono l’autobiografia della Boccassini. Dopo la strage di Capaci, infatti, la toga napoletana sarà sempre attiva nella Procura di Milano, in quella stanza numero 30 che dà il titolo al libro. Lì si svolgeranno le indagini e i processi che hanno ulteriormente reso nota la Boccassini al grande pubblico. Inchieste come Imi-Sir, Lodo Mondadori, “Toghe sporche” ecc. hanno riempito le cronache della Seconda Repubblica, vedendo nel rampante Silvio Berlusconi la figura chiave di questi decenni.