Con un video pubblicato sul proprio profilo Instagram, Fabrizio Corona accusa l’ex magistrato di sorveglianza che gli aveva impedito per due anni di effettuare uscite pubbliche. Cosa ha detto l’ex paparazzo.
“Il mio ex magistrato di sorveglianza (quello per cui mi sono dovuto tagliare le vene) – ha scritto Fabrizio Corona a latere di un video d’accusa pubblicato su Instagram – mi aveva impedito per due anni di andare in tv, usare i social e rilasciare interviste. In Italia. Paese democratico dove la libertà di espressione è sancita dalla Costituzione. Ha fatto un atto giuridico che oggi la Cassazione ha cancellato e revocato perché illeggittimo [sic]. Intanto per due anni ho dovuto subire l’ennesima ingiustizia. Non dimentico e mai lo farò. Gliela farò pagare cara anche se mi costerà caro. Io sono libero dentro”.
Fabrizio Corona, il tentativo di suicidio e l’evasione della scorsa settimana
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Già la scorsa settimana, la partecipazione di Corona al programma “Non è l’arena” di Massimo Giletti aveva scatenato numerose polemiche. Particolarmente discusse, infatti, erano state le cruenti modalità con cui il paparazzo siciliano aveva prima tentato il suicidio tagliandosi le vene e, successivamente, preso a morsi i punti di sutura sul braccio.
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Come se non bastasse, Corona non era poi tornato a Milano, dove scontava i domiciliari, come avrebbe dovuto fare secondo il permesso che gli era stato dato per partecipare alla trasmissione. Al contrario era stato trovato dalla Guardia di Finanza in un locale di Genova insieme a degli amici, rischiando così di giocarsi anche i domiciliari e di tornare in carcere.
Il video ieri sera, tuttavia, ha permesso a Fabrizio Corona una piccola rivincita. È stato infatti confermato il suo diritto di parola per mezzo di social e interviste. Corona potrà così raccontare il proprio punto di vista, anche se, comprensibilmente, non tutti concorderanno con le sue posizioni e i suoi gesti sempre al limite. Sono oltre 125.000 le visualizzazioni realizzate dal video di ieri, a riprova di quanto Corona sia ancora in grado di catalizzare l’attenzione e di dividere come pochi altri l’opinione pubblica.