Importantissima scoperta quella che si è conclusa pochissime ore fa nel canale di Otranto. Notizia pronta ad entrare di diritto nelle pagine più importanti che riguardano la Magna Grecia. Riportati alla luce finissime ceramiche: contenitori tra trasporto, coppe di vino – provenienti da Corinto e datate intorno al VII sec.
Siamo di fronte ad un evento di eccezionale importanza, anche per le tecnologie utilizzate per il recupero, realizzato nei mari italiani a quasi 800 metri di profondità – queste le parole dell’archeologa Barbara Davidde.
A quanto pare il recupero è stato particolarmente complesso a causa della profondità delle acque ed è servito l’ausilio di strumentazione hi-tech per il ripescaggio. Questo, però, sembra essere solo il primo di una lunga serie di recuperi. Il tesoro in questione risulta essere composto da oltre duecento reperti – attualmente geolocalizzati, ma sparsi sul fondale del mare.
L’archeologia subacquea è uno dei settori di ricerca più importanti del nostro Paese su cui è necessario tornare a investire. Siamo un paese circondato dal mare e abbiamo un ricco patrimonio culturale sommerso che va ancora studiato, salvaguardato e valorizzato – quanto affermato dal ministro Dario Franceschini.
Questa eccezionale scoperta apre le porte ad un mondo ancora del tutto da scoprire, offrendo stimoli di riflessione e aggiungendo tasselli in un puzzle in continua costruzione. Tali reperti, infatti, sono in grado di fornirci quelle che sono importantissime basi di conoscenza sui periodi più antichi del commercio nel Mediterraneo.
Il ritrovamento getta una luce nuova sulle modalità di scambio e di commercio, indagando da vicino i primi aspetti legati al fenomeno della colonizzazione greca nell’Italia meridionale. La scoperta ci restituisce un dato storico che racconta dei flussi di mobilità nel bacino del mediterraneo.
LEGGI ANCHE –> I suggestivi scatti di Sebastião Salgado in mostra al MAXXI di Roma
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE –> Il Festival del Cinema di Roma 2021: non solo film, anche red carpet stellari
Si tratta, infatti, di un vero e proprio tesoro che – grazie all’ottimo stato di conservazione – consente di effettuare una serie di indagini atte a capire cosa traportavano e di che cosa si nutrivano i nostri antenati. Siete curiosi di scoprirlo?