Indagini ad alta quota, enorme esplosione di un ordigno sul volo Philippine: il tragico epilogo

La puntata della trasmissione del National Geographic si concentra sulla vicenda del Philippine. Indagini ad alta quota esamina l’attentato in volo, un triste preludio.

Volo Philippines (Facebook)
L’interno del volo Philippine Airlines 434 dopo l’esplosione (Facebook)

Il programma documentaristico prende questa volta in esame la drammatica storia del volo Philippine Airlines 434. Indagini ad alta quota ripercorre le vicende dell’aereo, che ricordano tragicamente quelle dell 11 Settembre.

E’ l’11 dicembre 1994 quando il Boeing 747 parte dall’aeroporto di Manila, nelle Filippine, con destinazione Tokyo, in Giappone. Scalo intermedio: Cebu, sempre nelle Filippine. A bordo ci sono 293 persone, 20 membri dell’equipaggio e 273 passeggeri. Tra questi ultimi c’è anche Ramzi Yusuf, terrorista pakistano già autore dell’attentato al World Trade Center dell’anno prima, imbarcatosi con la falsa identità italiana “Armaldo Forlani”.

Durante la prima fase del volo l’uomo si chiude nella toilette, dove assembla la bomba che poco dopo nasconde nel giubbotto salvagente posto sotto al suo sedile, il 26K, programmandola da lì a 4 ore. Mentre fanno scalo a Cebu, Yusuf e altri 25 passeggeri scendono, mentre 256 si imbarcano. Poco più di trenta minuti dopo il volo riparte e al posto del terrorista c’è ora l’imprenditore ventiquattrenne giapponese Haruki Ikegami, che sta facendo ritorno a casa. E’ questione di ancora pochi minuti.

Indagini ad alta quota: il volo miracolato dalle migliorie tecniche

All’ora stabilita l’ordigno esplode, causando la morte dell’industriale e il ferimento di altri 10 passeggeri, tutti seduti in prossimità del congegno.

L’esplosione, che poteva avere conseguenze disastrose, rimane “contenuta” poichè nei nuovi 747 il posto 26K, anzichè trovarsi sopra al serbatoio centrale del mezzo come studiato da Yusuf, è spostato due file più avanti.

l’aeromobile, tuttavia, è danneggiato e fu solo grazie all’autopilota se ritrovò l’assetto. L’equipaggio, composto dal comandante Eduardo Reyes e dal copilota Jaime Herrera, chiese quindi alla torre di controllo di effettuare un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Naha, sull’isola di Okinawa. Poichè la deflagrazione aveva compromesso la loro possibilità di virare, i due decisero di disinstallare il pilota automatico, manovrando l’aereo con le manette. Gli uomini riuscirono a compiere l’atterraggio senza ulteriori vittime.

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Gli investigatori Usa stabilirono che l’attentato era solo una sorta di prova generale per il progetto Bojinka che avrebbe dovuto aver luogo nel 1995, con bombe dieci volte più potenti che sarebbero state posizionate, secondo l’ideatore Yusuf,  su 11 aerei di linea americani. Nel febbraio del 1995, il terrorista fu catturato in Pakistan ed estradato negli Stati Uniti.

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