Il famoso attore indiano è stato di recente ospite di una trasmissione della Rai. In questa occasione ha parlato di qualcosa che gli ha segnato la vita.
Kabir Bedi è un noto attore di origini indiane che si è fatto conoscere maggiormente dal pubblico per la sua interpretazione del personaggio di Sandokan.
In realtà, però, oltre a sceneggiati televisivi, ha anche alle spalle una carriera cinematografica di tutto rispetto che è iniziata più o meno al principio degli anni Settanta.
Per quanto riguarda i più recenti, quindi, possiamo ricordare Gautamiputra Satakarni, Edict of Expulsion 1492, The Broken Key.
Invece, per quanto riguarda il piccolo schermo, ultimamente ha partecipato alla serie tv intitolata Thinkistan. Comunque sia, proprio in questi giorni è stato ospite di un programma popolare in onda su Rai 1.
Si tratta, per l’appunto, di Oggi è un altro giorno, il talk condotto da Serena Bortone. L’attore era soltanto in collegamento e non seduto in studio, però ha parlato di un argomento molto importante che ha certamente segnato la sua vita.
Anzi, l’interprete ha subito un dolore profondo che ha davvero scombussolato la sua esistenza e che ancora oggi, a distanza di anni, non può essere dimenticato.
Kabir, in particolar modo, si è soffermato sul suicidio del figlio Siddarth, frutto dell’amore con Protima Bedi che è scomparsa già diversi anni fa.
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Da quello che è stato riportato il suddetto secondogenito soffriva di un grave problema psicologico che sulle prime era stato descritto come una sorta di depressione, ma che successivamente fu diagnosticata come schizofrenia.
L’attore ha anche raccontato riguardo a questo momento difficile anche nel suo libro Storie che vi devo raccontare. La mia avventura umana, edito da Mondadori.
Bedi ha dichiarato che è stato il capitolo più duro da scrivere proprio perché amava molto suo figlio ed è stata una grande sofferenza cercare in qualche modo di salvarlo.
Inoltre, ha continuato, dicendo che Siddarth era anche veramente intelligente e si era laureato nella prestigiosa Università Carnegie Mellon.
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Ha parlato anche di senso di colpa, forse per aver sempre pensato di aver potuto far qualcosa di più, anche se, ha sottolineato, è convinto di aver fatto tutto il possibile.