Incredibile polemica per i Maneskin, accusati dalla band anni Settanta di un fatto assurdo. Cosa c’è dietro a tutto questo e come reagiranno Damiano e compagni?
Continua la scalata al successo del gruppo romano, ormai in testa alle classifiche di tutto il mondo con il singolo Beggin’ e il nuovo pezzo Mammamia. I Maneskin sembrano non volersi fermare più e continuano con grandi falcate la loro conquista del paese a stelle e strisce.
Dopo l’exploit al Festival di Sanremo e il seguente successo all’Eurovision, i quattro ragazzi capitolini si sono lanciati sul mercato internazionale, sfornando una hit dopo l’altra e dando via a collaborazioni prestigiose come quella con Iggy Pop, vera icona del rock e più recentemente col mitico gruppo inglese.
Dopo un passaggio nello studio del Jimmy Fallon Tonight, vera icona della tv Usa, la band ha aperto nientemeno che il concerto a Las Vegas dei Rolling Stones, dopo una sorta di prova generale al Roxy Theatre di Los Angeles.
E’ notizia di pochi minuti fa dell’ennesima ospitata prestigiosa del gruppo che ieri ha fatto capolino al The Ellen Show, condotto da Ellen Degeneres, potentissima conduttrice tra le altre cose anche degli Oscar.
Ora, però, a mettere loro i bastoni tra le ruote, ci pensa la storica band anni Settanta italiana, che non ha potuto non notare un particolare che li ha indispettiti notevolmente. Di cosa si tratta?
Maneskin, per i quattro artisti un’accusa pesante
Un paio di giorni fa i musicisti hanno infatti pubblicato sulla loro pagina ufficiale Facebook un posto in cui hanno attaccato senza esclusione di colpi la band romana, rea di averli, a loro dire, copiati.
“I Maneskin si sono esibiti negli USA, prima dei Rolling Stone, IMITANDO, nel vestire I CUGINI DI CAMPAGNA. BASTA COPIARE I NOSTRI ABITI” hanno scritto con tanto di foto d’esempio a corredo del tutto.
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Non è finita qui, poco dopo il gruppo di Nick luciani ha anche pubblicato una loro cover di Zitti e Buoni eseguita durante uno dei loro concerti: “Fate qualcosa di meglio, come noi abbiamo fatto con la vostra “Zitti e buoni”. Strategia di marketing o vero fastidio?