Si avvicina la data dell’udienza davanti al Gip per l’archiviazione del caso di Denise Pipitone, ma la madre Piera Maggio non ci sta. L’ultima intercettazione potrebbe risultare decisiva.
Continua la battaglia di Piera Maggio alla ricerca disperata della verità sulla fine della figlia, scomparsa da Mazara del Vallo in circostanze misteriose nel 2004. Pochi mesi fa il caso di Denise Pipitone è stato riaperto in seguito a nuove testimonianze e intercettazioni, ma ad oggi non si sono fatti passi avanti decisivi nella risoluzione della vicenda.
Sulla bambina si sono espressi un po’ tutti e le principali trasmissioni di approfondimento le hanno dedicato ampio spazio, a volte toccando aspetti scomodi e inopportuni, come accaduto a Quarto Grado, nota trasmissione Mediaset che si è vista recapitare una diffida dalla madre della piccola, esortandoli a non parlare più della figlia o della sua persona. Un appello inascoltato, visto che il programma di Gianluigi Nuzzi ha ritenuto fosse di interesse comune e ha proseguito.
Anche un ex magistrato di Marsala, Maria Angioni, ha voluto dire la sua, convinta che la piccina, ormai cresciuta, sia viva, sposata con figli all’estero e all’oscuro del suo passato. Delle dichiarazioni di cui dovrà risponderne davanti ai suoi colleghi, che l’accusano di falsa testimonianza.
Per il 23 novembre prossimo è fissata l’udienza davanti al Gip in merito all’archiviazione, l’ennesima, del caso e la madre, supportata dal legale Giacomo Frazzitta, sta cercando in tutti i modi di evitarla, forte di una nuova intercettazione che potrebbe dare la svolta alle indagini.
Risale infatti al 25 maggio scorso una conversazione captata tra due protagoniste del mistero. “Lo vuoi sapere cu fu tanno? Io cu Giuseppe” ‘Vuoi sapere chi è stato? Io con Giuseppe’ queste le parole intercettate di Anna Corona, prima moglie del padre biologico della bambina, Pietro Pulizzi, nel rivolgersi sottovoce alla figlia Alice.
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I familiari di Denise si oppongono quindi fermamente allo stop alle indagini: “Mia figlia va cercata. Non è giusto che la verità non emerga e che colpevoli siano liberi di girare tranquillamente”.