E’ tra i fatti di cronaca nera che hanno colpito maggiormente l’opinione pubblica, a causa della giovane età della vittima e delle fasi dell’inchiesta. Ora ci sono novità sulla fine della povera Yara.
Il suo ritrovamento nel febbraio del 2011 ha gettato nella disperazione in quanti speravano di poterla riabbracciare viva. Purtroppo dopo due mesi dalla sua scomparsa, avvenuta il 26 novembre del 2010, le peggiori paure si sono concretizzate: Yara Gambirasio non c’era più.
Un omicidio, il suo, che ha scosso l’opinione pubblica, basita dalla crudeltà perpetrata su una ragazzina così giovane, 13 anni appena e dalle indagini dai numerosi colpi di scena.
Quella maledetta sera d’autunno, la ragazza si allontana da casa per recarsi al centro sportivo del suo paese, Brembate di Sopra, e allenarsi con le compagne di ginnastica ritmica. Rimane in palestra fino alle 18.40 circa, quando sparisce nel nulla.
Inizialmente viene indagato per la sua scomparsa il marocchino Mohammed Fikri, intercettato il 5 dicembre a bordo di una nave diretta a Tangeri. Il 22enne è indagato a seguito di un’intercettazione in arabo nella quale erroneamente sembra chiedere perdono ad Allah. L’operaio risulterà in seguito completamente estraneo alla vicenda.
Il corpo martoriato dell’adolescente viene ritrovato esattamente tre mesi dopo da un aeromodellista in un campo aperto di Chignolo d’Isola, il corpo non presenta segni di violenza sessuale.
Nel 2014, viene arrestato Massimo Bossetti, un muratore di 44 anni, il cui DNA nucleare risulta sovrapponibile con quello ritrovato sugli indumenti intimi di Yara. Nel 2018 l’uomo viene condannato in via definitiva all’ergastolo, come unico responsabile per la morte della giovane.
Il 5 novembre su Netflix è uscito un film dedicato all’intera vicenda, che ha scatenato non poche critiche da parte dei diretti interessati, tra cui i genitori della ragazzina e il legale dell’operaio edile.
Il regista Marco Tullio Giordana ha ammesso senza giri di parole di non aver consultato i genitori della ragazzina: “Non li ho visti i familiari di Yara, non voglio star lì a rievocare un dolore e una sofferenza che non finiscono mai”.
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I parenti però si sono rifatti vivi, spiegando tramite il loro legale, Andrea Pezzotta, di aver scoperto dell’uscita della pellicola solo a cose fatte. Una tesi smentita dal produttore Pietro Valsecchi, che ha affermato di averli informati tramite proprio l’avvocato. Duri anche i commenti del difensore di Bossetti che ha parlato di “gravi inesattezze”. Per Yara non c’è ancora pace, sembra.