Occupazione, dati allarmanti: oltre l’11% dei lavoratori in situazione di povertà

Dati preoccupanti emergono dal Rapporto della Commissione del ministero del Lavoro: oltre l’11% degli occupati in Italia si trova in situazione di povertà. Ecco le nuove strategie che potrebbero essere apportate.

Lavoro fabbrica
Lavoro in fabbrica (Pixabay)

Sono dati sicuramente allarmanti, quelli che escono fuori dal Rapporto della Commissione del ministero del Lavoro: l’11,8% degli occupati nel nostro Paese si trova ufficialmente in una situazione di povertà. Si tratta di persone che vivono, pur lavorando, in una famiglia con un reddito netto inferiore al 60% della mediana. Il confronto con i lavoratori in povertà dell’Ue a 28 è netto: in questo casa si tratta “appena” del 9,2%.

La Relazione del Gruppo di lavoro ha puntato i fari verso quelli che sembrano essere gli elementi decisivi nel contesto socio-economico: la bassa retribuzione oraria, la durata del lavoro che spesso risulta precario e discontinuo, i fenomeni del cosìdetto “part time involontario”, e il problema delle scarse competenze, sulle quali bisogna agire con adeguati strumenti di formazione professionale.

A tutti questi aspetti negativi, si legge nella nota della Commissione, bisogna aggiungere il fatto che in Italia soltanto il 50% dei lavoratori poveri percepisce una qualche prestazione di sostegno al reddito, a fronte del 65% della media europea. Ecco, dunque, quali dovrebbero essere le strategie da adottare secondo gli esperti.

Lavoratori italiani in povertà: le soluzioni da adottare

Tra le proposte degli esperti c’è quella dell‘introduzione di un salario minimo. “Una strategia di lotta alla povertà lavorativa – si legge nel comunicato – richiede una molteplicità di strumenti per sostenere i redditi individuali, aumentare il numero di percettori di reddito ed assicurare un sistema redistributivo ben mirato”.

Operai lavoro
Operai al lavoro (Pixabay)

Un altro provvedimento che sembra essere sempre più urgente è quello di estendere i contratti collettivi principali a tutti i lavoratori. La terza opzione al vaglio degli esperti è invece quella della sperimentazione di griglie salariali in un numero limitato di settori. Il Gruppo propone di introdurre una sorta di “in-work benefit”. 

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“Quello dell’in-work benefit- proseguono nella loro disamina gli esperti- dovrebbe essere uno strumento unico, di facile accesso e coerente con il resto del sistema”. Il riferimento è rivolto a politiche di aiuto economico come il Reddito di Cittadinanza, ma anche il nuovo Assegno Unico e Universale per i Figli.

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