Un caso di mala sanità in un ospedale d’Italia determina la morte di un paziente, portati a galla tutti i retroscena scabrosi della vicenda.
Venire a capo di un caso di mala sanità in un ospedale italiano è un enigma che potrebbe richiedere anni e anni di indagini e relativi accertamenti. Come è successo per un intervento che risale al 2017, ben 5 anni fa, cha ha ricevuto giustizia solamente nelle ultime ore. La vittima era un uomo che all’epoca dei fatti aveva 78 anni, il paziente era stato operato al Policlinico di Bari per la rimozione dei calcoli alla colicisti.
Un intervento che sicuramente non mette a repentaglio, almeno nei casi tradizionali, la vita dei soggetti che ne sono direttamente coinvolti. Diverso è stato il caso dell’anziano pugliese che ha patito dolori lancinanti subito dopo l’intervento e che, per la quale, è stato rioperato altre tre volte prima di entrare in coma per poi spegnersi totalmente pochi giorni dopo.
La causa del malessere da parte del paziente è stata una dimenticanza da parte del personale sanitario che aveva operato l’uomo per la prima volta. Stando ai fatti il medico avrebbe, dopo aver effettuato l’intervento, richiuso il paziente lasciando all’interno dell’intestino un attrezzo utilizzato in sala operatoria: una pinza.
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A denunciare l’accaduto sono stati i nipoti del 78 enne che hanno riportato nel dettaglio tutti gli avvenimenti che hanno coinvolto l’anziano nell’ultimo mese della sua vita. Il corpo estraneo venne tirato fuori solamente durante il terzo intervento, poiché nel secondo non era stata identificata la causa del malessere dell’uomo.
Dopo le indagini i periti hanno spiegato che “la presenza di quel corpo estraneo è stata determinata dalla condotta negligente dei sanitari e ha assunto rilevanza causale nel determinare la morte” confermando la teoria portata avanti dai nipoti della vittima.
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Nel frattempo anche la giustizia ha fatto il suo corso, condannando a un anno il professore di Gastroenterologia e i due infermieri protagonisti della vicenda del Policlinico di Bari e rinviato a giudizio il direttore della Chirurgia generale e una dottoressa. L’accusa finale è stata per omicidio colposo.