Continua inesorabile la diatriba tra gli eredi di Lucio Battisti e il paroliere. La famiglia del leggendario artista si scaglia nuovamente contro Mogol.
Sono stati per anni il binomio per eccellenza della musica italiana, creatori di alcune delle canzoni più celebri e amate della musica italiana. Parliamo naturalmente di Lucio Battisti e Mogol, artisti poliedrici e leggendari.
Una collaborazione, la loro, nata nel 1965, il paroliere già autore di numerosi successi come Il cielo in una stanza e Una lacrima sul viso. Milanese, classe 1936, Giulio Rapetti si può considerare figlio d’arte, visto che il padre era un importante dirigente della casa discografica Ricordi.
E’ la SIAE, nel 1959, a trovargli il nome d’arte con il quale diventerà celebre, scegliendolo a caso tra una rosa di 120 nomi .presentato dallo stesso artista. Quando incontra il chitarrista de I Campioni, il milanese ne comprende fin da subito le grandi potenzialità, decidendo di iniziare da subito a collaborare con il ragazzo romano.
Il loro connubio sarà destinato a durare per i successivi 15 anni, rotto nel 1980 causa di mancati accordi sui proventi relativi alle loro opere.Una questione che ora è tornata sotto i riflettori nuovamente e che è più aspra che mai.
Il cantante capitolino è sfortunatamente scomparso nel 1998, a soli 55 anni, e il rapporto con gli eredi, il figlio Luca Carlo Filippo e soprattutto la vedova Grazia Letizia Veronese, non è mai stato sereno.
Motivo del contendere, Acqua Azzurra, la società fondata dai due che attualmente incassa i soldi dei diritti di sfruttamento dei pezzi di Battisti, e della quale la famiglia detiene il 56% di quote e Mogol il 9%, mentre il restante spetta alla Universal.
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La Veronese vuole che i brani del marito non vengano utilizzati per pubblicità e colonne sonore, mentre il paroliere si oppone, convinto che brani così evergreen debbano essere “sfruttati”. Un contenzioso su cui non c’è ancora la parola fine.