Una notizia davvero spiacevole quella che è trapelata in queste ore e che riguarda uno dei migliori professionisti della televisione di Stato.
È sempre un momento difficile quando scompare improvvisamente un professionista che è stato molto importante che ha necessariamente dato un apporto alla cultura italiana.
Quando succedono queste cose, naturalmente, non è semplice dire qualcosa di interessante o che possa dare un po’ di conforto non solo alle persone che lo conoscevano bene, ma anche a tutti coloro che hanno apprezzato il suo lavoro che è stato fatto nel corso del tempo.
Proprio per questo motivo è cosa ardua al momento parlare di una persona che è stata presente per parecchi anni all’interno del giornalismo del Bel Paese e che era conosciuto da molti. Il suo impegno, di certo, non è stato poco e dispiace che sia mancato proprio di recente.
La persona in questione era un volto amato in Rai che ha costruito passo dopo passo una carriera che non è sicuramente passata inosservata. I colleghi lo ricordano come un grande lavoratore e come qualcuno che ha sempre eseguito il proprio compito in maniera esemplare.
Ma non solo, infatti, ha avuto modo anche di riportare notizie davvero storiche che nessuno può dimenticare. In particolare, è lo sbarco sulla luna che è stato documentato da Tito Stagno e che ancora oggi richiama alla mente delle emozioni incredibili.
Tuttavia, il primo Febbraio di quest’anno, all’età di 92 anni, questo bravo giornalista ci ha lasciato. Prima di lui se ne sono andati Ruggero Orlando e poi ancora il leggendario Neil Armstrong, l’astronauta che calpestò il suolo lunare e che ci ha lasciati nel 2012.
Insomma, è stato Armstrong a mettere piede per la prima volta sulla Luna, ma, a dire la verità, per noi italiani fu la voce di Stagni a raccontarci quello che era successo.
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Comunque sia, la sua carriera, anche del tempo prima, gli aveva permesso di commentare anche altri eventi degni di nota come, per esempio, i giochi olimpici negli anni Cinquanta e anche svariati stanziamenti prestigiosi come, per dirne uno, quello di Kennedy.