Denise Pipitone: l’ex pm Maria Angioni, che indagò sul caso della scomparsa della bambina, è imputata per “false dichiarazioni al pubblico ministero”.
Prosegue il processo all’ex pm Maria Angioni, che indagò sul caso di Denise Pipitone. Angioni è imputata per “false dichiarazioni al pubblico ministero” nell’ambito delle indagini sulla scomparsa della bambina.
Alcuni giorni fa la richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura è stata rigettata dal giudice monocratico Giuseppina Monterriccio. A seguito di alcune dichiarazioni spontanee da parte di Angioni, il sostituto procuratore di Marsala, Roberto Piscitello, aveva affermato.
I tre fatti contestati all’imputato sono stati sostanzialmente ritrattati.
La richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura è stata però respinta dal giudice monocratico, a seguito di una breve camera di consiglio, spiegando.
Il giudice ha ritenuto che le dichiarazioni non possono trattarsi di ritrattazione.
Il giudice ha dichiarato che quanto dichiarato dall’ex pm in udienza “afferiscono all’elemento soggettivo del reato“.
Denise Pipitone, l’ex pm Angioni: “Nei primi anni Duemila alcuni malavitosi…”
Lo scorso 3 maggio Angioni parlò ai pm di “depistaggi” che sarebbero avvenuti verso la fine del 2004, quando coordinava con l’allora procuratore capo Antonino Silvio Sciuto ed altri colleghi.
Per i dubbi sulla fedeltà della polizia, le indagini sul caso Denise Pipitone furono revocate al commissariato di Mazara ed affidate ai carabinieri della sezione di pg di Marsala. Alla polizia, ha dichiarato Angioni, furono affidate soltanto deleghe per accertamenti “marginali”.
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L’ex pm ha così dichiarato.
Nei primi anni Duemila, alcuni malavitosi, nel corso di conversazioni intercettate, affermavano di poter contare su informatori e spie nel commissariato di Mazara del Vallo e nella Questura di Trapani – ha dichiarato l’ex pm -. Alcuni di loro dicevano: quando dovevamo avere perquisizioni della polizia lo sapevamo prima, adesso con i carabinieri non è più così.
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Angioni ha aggiunto.
In un’altra intercettazione abbiamo ascoltato uno dei due vertici di commissariato di Mazara e questura di Trapani, non ricordo chi dei due, affermare di voler ‘far saltare’ il procuratore Sciuto. A quelle parole, il collega Andrea Mosca sobbalzò, dicendo ‘gli vogliono mettere una bomba’, ma era chiaro che non si trattava di questo. E infatti, qualche tempo dopo, dopo che la commissione del Csm si era pronunciata favorevolmente sulla domanda di Sciuto di andare a dirigere la Procura di Trapani, poi il plenum non lo nominò.