Alberto Castagna ha lasciato un marchio indelebile nella storia della televisione italiana, tanti momenti incomparabili durante la sua attività.
Un volto amatissimo dal pubblico, Alberto Castagna aveva fascino e sensibilità che metteva sempre in atto nei programma che guidava. Famoso soprattutto per essere stato l’indimenticabile dottor Stranamore nell’omonima trasmissione.
Un giornalista innanzitutto con una lunga e fruttuosa carriera alle spalle. Fin quando i vertici non decisero di affidare proprio a lui, al baffo più sincero del Biscione, i comandi di un programma-scommessa che ha tenuto le redini per anni con milioni di utenti.
La domenica degli anni 90 erano sacri nell’attesa della sigla del format che portava in giro un camper per riuscire là dove una doverosa chiacchierata o chiarimento non trionfava. Lo scopo principale era quello di riconciliare le coppie scoppiate.
Alberto aveva una moglie e una figlia che era il suo doppione. La separazione avvenne a seguito di una crisi e Castagna si unì alla showgirl Francesca Rettondini che ha sempre amato nonostante la malattia, di lui, li separò per un periodo.
Gravi problemi a livello fisico interessarono il bravissimo presentatore. Dovette subire un intervento d’urgenza ai reni e una lunga e faticosa riabilitazione. Tornato in televisione, riuscì ancora per poco a lavorare fino all’aggravamento e alla morte che lo raggiunse nel marzo del 2005.
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Un talento naturale, un sorriso sornione e due occhi trasparenti. Fotografare il mitico Alberto era facile, un uomo con grandi doveri morali che si scioglieva in lacrime durante le storie di cronaca raccontate quando era al timone de I Fatti Vostri alla Rai. L’equipe che lo seguiva parlava dell’onestà che metteva il caro Castagna nel suo lavoro svolto con ligia efficienza. Oggi avrebbe 76 anni e di certo, sotto quel baffo birichino, avrebbe continuato a decantare l’amore, la gioia e l’unione. A 59 anni aveva fatto conoscere tutto di sè senza nascondersi dietro schemi convenzionali. Sapeva di avere dei limiti fisici indeboliti dalla malattia, ma era un guerriero e ciò che ha contato, fino all’ultimo, era di mostrare la professionalità che lo distingueva.