Incidente nucleare. La soluzione; sigillarsi in casa per due giorni. Il piano di emergenza dell’Italia
Mentre in Ucraina continuano i bombardamenti e la guerra da parte dell’esercito russo, l’Italia corre ai ripari nel caso ci sia un’emergenza nucleare o una nuova guerra mondiale, come affermato ieri sera dal presidente Zelensky in un’intervista alla Abc.
E l’agenzia ANSA pubblica la bozza del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, firmata dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Il piano riguarda un incidente in un impianto nucleare ubicato oltre frontiera, Francia o Svizzera, ad esempio.
Vige la ventata di una minaccia di guerra nucleare voluta da Putin in caso di interferenze riguardo la sua idea d’invasione dell’Ucraina, circa la gestione dell’emergenza nucleare.
In base alla distanza del luogo dell’incidente sono stati individuati tre step: il primo va seguito nel caso in cui l’Italia risulti entro i 200 km dal luogo di interesse; il secondo, nel caso in cui si parli di distanze comprese tra i 200 e i 1.000 km dai confini; infine, l’ultimo riguarda un incidente avvenuto a oltre 1000 km di distanza dai nostri confini.
I tre livelli di emergenza prevedono che entro i 200 km alla popolazione viene chiesto di chiudersi a casa, per non oltre due giorni; nel secondo step tra 200 e 1000 km il livello d’emergenza deve considerare diversi fattori quali condizioni meteo, venti e precipitazioni; oltre 1000 km ci sono controlli sui prodotti in arrivo dall’estero, e viene disposto il rientro in sicurezza dei cittadini italiani eventualmente esposti alle radiazioni.
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Il piano d’emergenza prevede il monitoraggio dell’incidente in questione. Nella fase iniziale viene segnalato il passaggio della nube tossica; nella fase successiva si segnala l’adagiarsi delle sostanza radioattive; l’ultima fase prevede l’ottimizzazione della strategia di protezione. Il governo italiano rincuora gli italiani affermando che solo in caso di una reale emergenza nucleare, sarà la protezione civile a dare precise indicazioni circa l’intervento di profilassi iodica su base farmacologica per il Paese.