Un minorenne sarebbe stato picchiato e umiliato sui social network da sei componenti di una baby gang. I gravi atti di bullismo nei confronti della vittima.
Sarebbero avvenuti gravi atti di bullismo nei confronti di un giovane, portandolo a pensare di togliersi la vita. Sei minorenni di Roma sono stati fermati dai carabinieri in quanto gravemente indiziati di spaccio di droga, atti persecutori, lesioni aggravate e rapina aggravata ai danni di un loro coetaneo.
A tutti i componenti della presunta baby gang è stata notificata dai carabinieri della Compagnia di Roma Trionfale un’ordinanza applicativa di prescrizioni da parte dei tribunale per i minorenni della Capitale, su richiesta della Procura della Repubblica locale.
L’inchiesta, svolta dai carabinieri della stazione di Roma Monte Mario, è iniziata il dicembre scorso a seguito di confidenze da parte di una delle vittime della presunta baby gang alla madre dopo un malore causato dall’assunzione (forse obbligata) di una sostanza stupefacente.
Quindi la denuncia e l’inizio delle indagini, durate fino al febbraio del 2022. Durante l’inchiesta sarebbero stati delineati i ruoli e i compiti nella presunta baby gang raccogliendo gravi elementi indiziari riguardo degli episodi di atti persecutori da parte della banda nei confronti della vittima.
La presunta baby gang sarebbe stata protagonista di episodi di spaccio e di bullismo. La vittima sarebbe stata avvicinata più volte all’uscita di scuola e colpita con calci e pugni.
La vittima sarebbe stata umiliata in strada e indotta a sviluppare pensieri di suicidio. Inoltre il giovane sarebbe stato minacciato di morte. Sarebbe stato anche derubato del cellulare e di alcuni capi di abbigliamento firmati.
Il ragazzo sarebbe stato umiliato costringendolo a mettersi in inginocchio di fronte alla banda. Si tratta di episodi che sarebbero state ripresi e poi condivisi anche sui social network.
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Il giudice ha ordinato ai sei minorenni alcune prescrizioni. Nell’ordinanza ai componenti della presunta baby gang è stato prescritto di mantenersi ad una distanza di 50 metri dal giovane, di interrompere qualsiasi contatto con la vittima, personale, telefonico o attraverso qualsiasi canale di comunicazione, anche telematica, “e di astenersi dal commentare il comportamento e le denunce della vittima, nonché mantenere contatti con il servizio sociale, seguendone le indicazioni“.