Ieri il tecnico della squadra emiliana ha commosso tutti in sala stampa annunciando la ricomparsa del brutto male. Sinisa Mihajlovic non si arrende. Perchè è tornata la drammatica malattia?
L’annuncio di ieri ha lasciato senza fiato tutti gli appassionati di calcio, basiti dalla ricomparsa della leucemia che aveva già colpito il tecnico dei rossoblù nel 2019. Sinisa Mihajlovic è apparso tuttavia più tranquillo, ed è sembrato voler rincorare a momenti la sala stampa.
“Non entrerò in scivolata come due anni fa, ma giocherò d’anticipo contro questo male. Questa malattia è molto coraggiosa per aver voglia di affrontare ancora uno con me. Se non gli è bastata una lezione, io sono qui pronto a dargliene una seconda” le parole dell’allenatore serbo naturalizzato italiano.
Nato a Vukovar nel 1969, l’ex calciatore è stato uno dei centrocampisti e difensori più forti degli anni Novanta e Duemila, giocando per alcuni dei club più importanti come Lazio, Samdoria, Roma e Inter. Ha iniziato la carriera da tecnico proprio al Bologna, dopo un periodo come vice all’Inter.
Amatissimo dai tifosi, la notizia della sua malattia nel 2019 aveva provocato grande preoccupazione, seguita dalla gioia, alla fine dell’ottobre 2019, quando aveva potuto ricevere il midollo osseo da un donatore. Purtroppo, a due anni e mezzo di distanza, il male si è rifatto vivo.
Sinisa Mihajlovic: “So cosa devo fare…”
Perchè lo sportivo ha avuto questa recidiva? A spiegarlo è il dottor Paolo Corradini, presidente della Società Italiana di Ematologia, che ha risposto alle domande del Corriere della Sera.
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“Succede spesso, purtroppo. In base a diversi fattori prognostici del singolo paziente e all’aggressività della malattia, in circa la metà dei malati con leucemia mieloide acuta sottoposti a trapianto di midollo da donatore, il tumore si manifesta nuovamente a distanza di tempo” le preoccupanti parole del medico.
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“È una patologia estremamente aggressiva che colpisce con maggior probabilità gli uomini sopra i 60 anni, sebbene possa insorgere anche nei bambini. A cinque anni sopravvive purtroppo soltanto il 35-40% dei pazienti” ha quindi aggiunto, specificando però che si hanno più speranze quando trascorre molto tempo dalla prima diagnosi, e per il tecnico si parla di più di due anni. Forza, Sinisa.