Massimo Bossetti, arriva svolta? DNA di “Ignoto 1” non c’è più: 2 indagati

Caso Yara Gambirasio, non ci sarebbe più il DNA di “Ignoto 1”, prova regina contro Massimo Bossetti: il sospetto da parte della difesa del muratore di Mapello.

Massimo Bossetti
Massimo Bossetti (Instagram)

Da mesi la procura di Venezia indaga sulla questione relativa al DNA trovato sui vestiti di Yara Gambirasio, 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata uccisa il 26 febbraio del 2011 in un campo di Chignolo d’Isola.

Stando a quel che è emerso, sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati Giovanni Petillo, presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, e Laura Epis, funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato.

A far partire l’inchiesta è stata una denuncia da parte di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Yara, che intende arrivare alla riapertura del caso e alla revisione del processo.

Il muratore di Mapello si è da sempre dichiarato innocente. Per arrivare la sentenza di colpevolezza la prova principale è stato il DNA trovato su slip e leggings della 13enne e attribuite a “Ignoto 1“. Si tratta di tracce biologiche che, a seguito di lunghe indagini, sono state attribuite a Bossetti.

La difesa ha da sempre contestato questo test. L’anno scorso è stata rigettata la richiesta di effettuare un riesame dei reperti confiscati, tra cui le tracce di DNA.

Nel corso del dibattimento era emerso che la traccia da cui fu estratto il profilo di “Ignoto 1” sarebbe inutilizzabile poiché “definitivamente esaurita“. Tuttavia successivamente sarebbero trapelate altre circostanze.

Caso Yara Gambirasio, DNA di “Ignoto 1”: il sospetto della difesa di Massimo Bossetti

La procura di Venezia sarebbe al lavoro sull’ipotesi di alterazione dei reperti biologici. All’interno della denuncia da parte di Bossetti si fa riferimento ai campioni “prima scomparsi e poi ricomparsi“.

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Massimo Bossetti (Instagram)

Il sospetto da parte della difesa è che il materiale confiscato sia stato “conservato in modo tale da farlo deteriorare“, non rendendo così possibile compiere nuove indagini da parte della difesa.

Gli atti del procedimento sono stati trasmessi per competenza alla procura di Venezia. Negli scorsi mesi sarebbe arrivato l’avviso di proroga delle indagini al presidente della Corte d’assise di Bergamo e alla funzionaria dell’Ufficio corpi di reato.

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Sembra che nei mesi scorsi il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito abbia sentito alcuni testimoni, tra cui Letizia Ruggeri, pm titolare dell’inchiesta sull’omicidio della 13enne, e qualche investigatore che seguì la pista del DNA che portò all’arresto di Bossetti. L’inchiesta sarebbe prossima alla chiusura.

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