Intervista esclusiva a Roberto Chevalier, doppiatore noto per aver lavorato con attori come Tom Cruise, John Travolta e tanti altri ancora.
Attore, doppiatore, direttore del doppiaggio e dialoghista italiano. Fin dall’infanzia ha intrapreso il percorso dei suoi sogni, all’età 9 anni diede la voce a Lucky nel lungometraggio della Walt Disney La carica dei cento e uno.
E’ da tutti conosciuto per aver doppiato molti attori internazionali come Tom Cruise. Il suo nome è Roberto Chevalier e noi di Ultima Parola abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda al professionista. Ecco cosa ci ha raccontato.
Roberto Chevalier si presenti ai nostri lettori.
Sono una persona normale, con valori importanti quali onestà, rispetto, famiglia. Amo l’attenzione ai dettagli e conduco una vita senza eccessi. Sono legato a questi valori e cerco di tenerli sempre presenti, perché sono le cose importanti della vita. Parlando di famiglia, l’amore per i figli per me viene prima di ogni altra cosa. Ma soprattutto, io sono una persona che ama la semplicità e la tranquillità, la serenità soprattutto.
25 film, il suo preferito?
Dei film preferiti che ho doppiato ce ne sono diversi, ma su tutti svettano appunto “Magnolia”, “Truman Capote – A sangue freddo”, dove doppiavo la voce di Truman Capote interpretato da Philip Seymour Hoffman. Un personaggio completamente diverso da quelli che avevo interpretato, complesso, con la voce molto chioccia, con difetti di pronuncia, ed è stata una delle cose più belle che ho fatto.
Da attore a doppiatore, quando è avvenuto questo passaggio e perché ha scelto un nuovo percorso?
Non è che ho scoperto la passione per il doppiaggio: il doppiaggio è una specializzazione dell’essere attore che è venuta nel cammino artistico che ho intrapreso sin da bambino. Quindi come ho imparato a recitare, a stare sul palcoscenico, a dar vita a personaggi quando faccio l’attore, così ho imparato a fare il doppiatore e a migliorare studiando sempre, naturalmente, perché per migliorarsi bisogna sempre studiare. Andando avanti nella carriera ho scoperto nuove sfide, nuovi attori e nuove interpretazioni con le quali cimentarmi.
L’esperienza più bella come doppiatore?
Sicuramente quella legata ai Nastri d’Argento. È il caso di Eric Bogosian con “Talk Radio” e Tom Cruise per “Magnolia”. Nell’arco della mia carriera ho vinto altri premi, che mi hanno gratificato, tra cui il festival “Voci nell’ombra” come miglior voce maschile per aver doppiato Philip Seymour Hoffman in “Truman Capote – A sangue Freddo”. Tre interpretazioni, per tre personaggi totalmente distanti da quelli che avevo precedentemente interpretato. Erano delle prove attoriali notevoli e delle sfide importanti da vincere.
È stato il doppiatore di John Travolta, Tom Hanks, Tom Cruise…qual è il rapporto che si crea tra attore e doppiatore?
Ho doppiato tantissimi attori ma ne ho incontrati pochissimi. Ho incontrato Greg Kinnear; John James, l’attore che ho doppiato in Dynasty ma soprattutto, il mio incontro fondamentale è stato con Tom Cruise. Ci siamo incontrati tantissime volte, lui è stato sempre molto carino con me: abbracci, strette di mano, chiacchierate… Il momento più lungo in cui ci siamo incontrati è stato nel 2000 a Taormina quando io ho preso il Nastro D’Argento per averlo doppiato in Magnolia, lo ha ricevuto nello stesso tempo anche lui alla carriera e insieme abbiamo presentato sul palcoscenico il primo Mission Impossibile.
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Poi siamo stati a chiacchierare per parecchio tempo… E’ una persona molto gradevole, alla mano, disponibile ed è un attore senz’altro in ascesa ancora ma che deve, secondo me, ritornare a film con le storie. Perché ha dimostrato di essere un grande attore e che desse spazio alla storie e non solo ai muscoli, anche pensando al futuro… perché non andiamo ringiovanendo.
Se dovesse incontrare Roberto dell’esordio cosa gli direbbe?
Fai di nuovo tutto quello che hai fatto finora.