Per la prima volta parla il legale della donna considerata la killer di Lucia Cipriani, l’anziana ritrovata fatta a pezzi nella vasca a Melzo.

Continuano le indagini sull’assassinio dell’84enne Lucia Cipriani, ritrovata giovedì scorso fatta a pezzi nella sua vasca da bagno. Per l’omicidio c’è un fermo, e la persona ritenuta responsabile si trova dalla scorsa settimana nel carcere di San Vittore.
L’anziana, che da tempo, stando al racconto dei vicini, si trovava in una situazione di decadimento senile, non si era più vista in giro da un paio di mesi, ma nessuno si era preoccupato, ritenendo che fosse stata sistemata in una struttura adeguata alle sue nuove esigenze.
E’ quindi con tanto sconcerto che vicini e conoscenti hanno scoperto come stavano realmente le cose e che hanno conosciuto l’identità di chi l’ha uccisa con brutalità per poi smembrarla e tenerla nella sua stessa abitazione. “Ho combinato un disastro, non ce la facevo più” ha confessato la responsabile.
Strage di Melzo, parla l’avvocato della killer
Ad ucciderla è stata la figlia di 58 anni, Rosa Fabbiano, che ne ha poi occultato il corpo nel bagno della sua stessa casa. La donna, stando al racconto di una delle vicine, aveva cercato di rassicurarle sull’assenza prolungata della madre: “Diceva che aveva portato la madre con lei a Mombretto. Che stava bene”. Dopo aver confessato il delitto alla sbigottita e orripilata sorella Teresa, giunta proprio giovedì da Trento per vedere la genitrice, la donna si è chiusa in un profondo silenzio.
Ora a parlare è il legale della cinquantenne, l’avvocato Daniele Brambilla, che ha commentato l’interrogatorio avvenuto poco fa nella struttura penitenziaria milanese, durante la quale si è avvalsa della facoltà di non rispondere: “La signora è devastata. E’ stata una tragedia all’interno della famiglia, potete capire come ci si sente”.
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Il gip di Milano Giulio Fanales ha rincarato la dose, dopo aver convalidato il fermo e disposto la misura cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario e vilipendio di cadavere aggravato: “Assoluta incapacità dimostrata dall’indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati”.