Il Tribunale di Milano si è espresso sulla vicenda dell’Hotel Rigopiano, che nel 2017 vide la morte di 29 persone e i ferimento di altre 11.
E’ la valanga che singolarmente ha causato più morti sulle montagne dell’Appenino, con 29 vittime e 11 feriti, tutti ospiti dell’Hotel Rigopiano – Gran Sasso Resort spazzato via da una slavina.
All’inizio di quel gennaio del 2017, l’Italia è attraversata da un forte maltempo, con ampie nevicate soprattutto sull’Appennino Centrale. Per i giorni 17 e 18, il bollettino del Meteomont prevede proprio per quella zona neve e valanghe con una pericolosità di 4, in una scala da 1 a 5.
La mattina del 18, inoltre, in zona vengono sentite tre scosse telluriche e la strada che collega l’albergo al fondovalle risulta bloccata dalla forte nevicata. All’interno della struttura ci sono 40 ospiti totali, impossibilitati a muoversi a causa della mancanza di una turbina spazzaneve che non si trova, nonostante i ripetuti appelli.
E’ in questa condizione, già precaria, che alle 16.48 del 18 gennaio 2017, il Rigopiano viene travolto da una valanga di neve e detriti, che ne sfonda le pareti sposando letteralmente l’hotel di circa 10 metri a valle rispetto alla posizione iniziale.
E’ una tragedia di proporzioni enormi, acutizzata dal fatto che i soccorsi partono solo dopo le 19.30, in quanto le prime chiamate di aiuto non vengono ritenute attendibili dalla Procura di Pescara. Il 26 gennaio terminano le operazioni di ricerca: tutte le persone presenti in cucina e nella hall, più due nell’area camino sono morte. Martedì la sesta sezione del Tribunale civile di Milano si è espressa sulla vicenda.
I giudici hanno stabilito che non c’è correlazione tra la valanga che travolse l’hotel e le scosse di terremoto sentite quella mattina. Una sentenza fondamentale, visto che proprio la presunta connessione era uno dei principali argomenti difensivi di alcuni imputati nel processo.
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Oltre al processo civile, ne è in corso un altro presso il Tribunale penale di Pescara, che vede imputati i proprietari della struttura e alcuni amministratori locali. Una ricerca della giustizia che avrà ancora tempi lunghi, purtroppo.