Saltano fuori nuovi particolari terrificanti sulla morte della povera Elena Del Pozzo, la bimba uccisa dalla madre poco più di una settimana fa a Catania.
E’ stato convalidato dal gip di Catania, Daniela Monaco Crea, l’arresto della giovane madre di 23 anni, Martina Patti, che il 13 giugno scorso ha ucciso la sua stessa bambina, la piccola Elena Del Pozzo.
Inizialmente la ragazza si era presentata in lacrime dai Carabinieri, affermando che tre tipi incappucciati e armati le avevano rapito la bimba da sotto gli occhi, mentre erano in auto. Affermazioni che non avevano convinto per niente i militari, che l’avevano incalzata di domande, facendola infine crollare quella notte stessa.
Non c’era nessun rapimento, era stata lei a uccidere la piccola, con fendenti di arma da taglio al collo e alla schiena. E proprio la rea confessa aveva portato gli uomini dell’Arma nel campo, distante 200 metri dalla sua abitazione, dove l’aveva sepolta.
Martina Patti: la madre di Elena confessa come l’ha uccisa
La donna, davanti al giudice, ha anche fornito ulteriori particolari su come ha ammazzato la povera creatura, dettagli che fanno venire i brividi e che hanno spinto il magistrato a confermarne il fermo in carcere: “E’ lucida e calcolatrice e, se non arrestata, potrebbe darsi alla fuga” le parole con cui ha firmato il provvedimento.
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Secondo quanto si legge nell’atto di convalida, la morte di Elena sarebbe stata particolarmente cruenta, e anche lenta. “Ho portato Elena in questo campo e le ho fatto del male.Non ricordo bene, perché ero girata e non volevo guardare” ha raccontato la madre. Un atto ulteriore di crudeltà verso una bimba innocente. Il giudice ritiene inoltre, al contrario di quanto ha dichiarato la Patti durante le prime ammissioni, che la ragazza sia perfettamente capace di intendere e di volere e abbia commesso l’assassinio con molta lucidità, al punto da tentare di depistare gli investigatori.
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Ora Martina si trova detenuta nel carcere di Piazza Lanza, guardata a vista dagli agenti di polizia penitenziaria poichè si teme che possa togliersi la vita o essere aggredita a morte dalle altre detenute: in prigione, secondo la particolare “legge interna”, i gesti violenti contro i bambini non sono infatti tollerati.