Lo sappiamo bene che negli ultimi tempi è in atto un pericoloso surriscaldamento globale che sta intaccando varie parti del mondo.
In questi ultimi anni si parla molto di un argomento che preoccupa non poco e che ci fa capire che il pianeta Terra ormai non sia esattamente in ottima salute.
Così, è facile intuire che ci stiamo riferendo al cosiddetto riscaldamento globale che, per definizione, significa che le temperature terrestri si sono nettamente rialzate.
E, come dovremmo sapere, la colpa non è altro che dell’uomo che, con il passare del tempo, ha effettuato delle attività che hanno emesso nell’atmosfera diversi gas nocivi che hanno generato l’effetto serra.
Questo fenomeno, quindi, secondo le ipotesi degli esperti, avrebbe cominciato a interessare gli oceani già a partire dalla prima metà dell’Ottocento. Naturalmente, dunque, questo spropositato surriscaldamento va di pari passo con il problema dello scioglimento dei ghiacciai.
Si stima, a tal proposito, che in meno di trent’anni, a livello mondiale, siano state perse oltre 20 miliardi di tonnellate di ghiaccio.
Se si dà credito, inoltre, alla ricerca effettuata dall’Università di Leeds, perciò, a farne le spese in questa condizione allarmante sono principalmente i ghiacci della Groenlandia e quelli dell’Antartide.
Soffermandoci, invece, su un altro ghiacciaio che se la sta vedendo decisamente brutta, non possiamo che ricordare quello del Calderone che si trova, per l’esattezza, nell’appennino abruzzese e nel massiccio del Gran Sasso.
Gli esperti in materia, recentemente hanno condotto un’analisi accurata di questo luogo messo a dura prova. In particolare, stando alle fonti ufficiali, sembrerebbe che i ricercatori abbiano contato una rimanenza di soltanto 25 metri di ghiaccio.
E, per la cronaca, ormai, questo spazio ghiacciato viene definito con il termine glacionevato che si tratta, per l’appunto, di un declassamento a una mera formazione nevosa.
Tuttavia, raccontano i professionisti del settore, pare che, nonostante tutto, il Calderone riesca ancora a resistere per una ragione precisa. Certo, non è più quello di una volta, però, si difende grazie all’ausilio di svariati detriti che gli permettono di isolarsi dai raggi solari.
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Massimo Pecci, ricercatore del ricercatore del Cnr, è stato in grado di riportare alcuni dettagli a Focus, affermando che il Calderone, al momento, appare frammentato e che l’area è diminuita notevolmente, addirittura del 60 per cento. E, peraltro, non è dato sapere quanto potrà ancora far fronte a tutto questo.