Inaspettata scoperta archeologica: rinvenuti in spiaggia i resti di un’anfora del 200 d.C.

Una scoperta archeologica del tutto inaspettata: ritrovata un’anfora romana databile tra il 200 e il 400 d.C. – da non perdere. 

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Anfore romane (Foto da Pixabay)

Leggere di una scoperta archeologica è già molto emozionante, ma esserne il fautore è un sogno ad occhi aperti. Per un gruppo di turisti italiani è stato possibile vivere questa esperienza. Una passeggiata in spiaggia, in una qualunque giornata estiva, si è tramutato in qualcosa di più.

Il tutto è avvenuto in uno dei luoghi più suggestivi e caratteristici della Costa Smeralda. Stiamo parlando della Zona di Gonnesa, sulla spiaggia di Porto Paglia ad Arzachena – considerata una delle più belle d’Italia non solo per la sua acqua cristallina, ma anche per la natura che la circonda.

Resti di un’anfora romana rinvenuti in spiaggia, Sardegna protagonista di una strepitosa scoperta archeologica

Come abbiamo appena accennato l’Italia si è resa ancora una volta protagonista di una sorprendente scoperta archeologica. Lo è ancor di più perché avvenuta decisamente per caso. A raccontare l’intera vicenda i turisti coinvolti nella storia, nonché archeologi per un giorno.

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Gruppo di anfore romane (Foto da Pixabay)

Una volta resosi conto di cosa avevano appena scoperto sono stati immediatamente allertati gli organi competenti, nonché il comune di Arzachena ed il Consorzio della Costa Smeralda. Allertata anche la Soprintendenza che è stata coinvolta in prima linea nel ritrovamento dell’anfora.

Si tratta di un reperto di altissimo pregio, malgrado lo stato di conservazione non sia dei migliori. Dopo una prima analisi è stato possibile stimare una data di appartenenza che va dal 200 al 400 d.C. Stando alle parole degli esperti, l’oggetto veniva impiegato per trasportare olio.

Il manufatto è stato, dunque, preso in custodia dagli operatori del Consorzio che si sono sincerati della messa in sicurezza e della tutela. Quali sono le caratteristiche dell’anfora? Realizzata in terracotta, presenta una classica forma affusolata. Utilizzata dai romani per il trasporto di sostanze liquide.

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La scoperta getta una nuova luce su tutto il territorio della Costa Smeralda e apre le porte ad nuova riflessione, nonché alla valorizzazione culturale di tutta l’area connessa al rinvenimento.

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