Si cerca la verità sul crollo del ponte Morandi, accaduto a Genova il 14 agosto 2018, causando la morte di 43 persone.
A seguito del crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, la Procura di Genova ha iscritto settantuno persone nel registro degli indagati.
Si tratta di ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea e di dirigenti del Ministero delle infrastrutture e del Provveditorato.
Tra le accuse, omicidio colposo plurimo, crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, omissione d’atti d’ufficio, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Secondo la Procura del capoluogo ligure, a causare il crollo del ponte sarebbe stata l’assenza di manutenzione “straordinaria e ordinaria“. Stando ai periti,
la causa scatenante il crollo è la corrosione della parte sommitale del tirante della pila 9 – che – ha mostrato un’evidente e gravissima forma di corrosione nella zona di attacco con l’antenna.
Tale corrosione
ha avuto luogo in zone di cavità e mancata iniezione formatesi nella costruzione del ponte.
Ponte Morandi, cosa avrebbe causato il crollo
Secondo i periti, il processo di corrosione
è cominciato sin dai primi anni di vita del ponte ed è progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo determinando una inaccettabile riduzione dell’area della sezione resistente dei trefoli che costituivano l’anima dei tiranti, elementi essenziali per la stabilità dell’opera.
Nella relazione si sottolinea che, durante l’importante manutenzione, avvenuta nel 1993,
non sono stati eseguiti interventi che potessero arrestare il processo di degrado in atto e/o di riparazione dei difetti presenti nelle estremità dei tiranti che, sulla sommità del tirante Sud-lato Genova della pila 9 erano particolarmente gravi.
Stando ai periti, qualora si fossero effettuati i controlli e le manutenzioni in maniera corretta,
con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento.
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Infine i periti hanno concluso evidenziando che chi si doveva occupare della manutenzione
avrebbe dovuto avere una conoscenza adeguata di come l’opera era stata costruita, valutando la rispondenza con i documenti progettuali, cosa che avrebbe permesso di individuare il grave difetto costruttivo nell’ultimo tratto del tirante, in corrispondenza della sommità dell’antenna, consentendo di prevedere e tenere sotto controllo il processo di degrado.