L’Italia è ancora una volta protagonista di una incredibile scoperta: emersi i resti di un’urna cineraria. Archeologi esterrefatti.
Non c’è che dire, ancora un grande successo per il nostro Paese che riesce a mettere a segno un bel tiro da tre. Nelle ultime settimane si stanno registrando scoperte su scoperte, testimonianze di un passato per noi troppo lontano e di difficile interpretazione.
Andiamo per gradi: il prezioso rinvenimento è avvenuto nella zona di Vulci – una delle più antiche città etrusche situate in provincia di Viterbo. Protagonista molto spesso di importanti scoperte databili tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro.
L’area archeologica è stata interessata dal susseguirsi di numerose campagne di scavo a partire dal 1778. Di volta in volta si cercò di adoperare strumenti sempre più all’avanguardia e competenze scientifiche di grande rilievo.
Vulci, rinvenuta una pregiatissima urna cineraria del risalente a circa 3000 mila anni fa
Come abbiamo appena accennato la città di Vulci è al centro di una preziosa campagna di scavo che vede il recupero di una antica urna cineraria.
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Stando ad una prima analisi da parte degli esperti è emerso che il pregiato manufatto fosse al IX secolo a.C. ed appartenente ad uno dei fondatori della città – una sorta di moderno personaggio pubblico!
Cosa sappiamo della città? Vulci è un luogo nevralgico del nostro Paese, nonché una delle città più importanti dell’Etruria marittima. Stando ai rinvenimenti di questi anni è stato facile affermare che in passato sia stata abitata durante l’Età del Ferro.
Negli ultimi anni è stata spesso al centro di importati rinvenimenti, uno dei quali vide il recupero di una giovane donna, detta ragazza della birra, perché molto probabilmente incaricata della distribuzione di bevande.
Per quanto riguarda l’ultima campagna di scavo si vede il coinvolgimento dell’Università di Chieti e di Pescara che, grazie al suo tea, ha riportato in auge i resti dell’urna cineraria. Si ritiene possa appartenere ad un’ultima fase della popolazione.
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Oggi si ritiene più che mai indispensabile continuare i lavori di scavo e riportare alla luce quante più testimonianze dal passato per una ricostruzione accurata dell’area di Vulci.