Caravella Portoghese, le vere origini della medusa che terrorizza i bagnanti

C’è preoccupazione per la presenza nelle nostre acque della temibile Caravella Portoghese. Quello che stupisce, tuttavia, è la scoperta che c’è sempre stata.

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Caravella Portoghese (Facebook)

Affascinante, certo, ma anche molto pericolosa, grazie ai suoi tentacoli altamente urticanti. Si tratta della cosiddetta Caravella Portoghese, che in molti definiscono comunemente medusa, ma che in realtà fa parte della famiglia dei polipi.

La sua tossina è talmente potente che è in grado di uccidere addirittura un essere umano, e sfortunatamente ne sa qualcosa una povera signora finita in Terapia Intensiva in Sicilia all’inizio di luglio proprio a causa di un incontro ravvicinato con una di esse.

Il suo nome particolare deriva dall’aspetto inconsueto che ha, formato da una parte del suo corpo che letteralmente galleggia sul pelo dell’acqua, dalla forma che ricorda appunto quella dell’imbarcazione di secoli fa.

Sotto il ciglio del mare, tuttavia, i suoi tentacoli raggiungono anche l’incredibile lunghezza di 30 metri, e non sono facilmente visibili dall’occhio umano. Un meccanismo di difesa che può in alcuni casi essere letale per gli uomini.

Caravella Portoghese: questo polipo è sempre stato presente nelle acque italiane

Si pensava che il suo arrivo nelle acque del Mar Mediterraneo fosse una questione risalente a pochi anni fa, per l’esattezza al 1980, anno in cui fu avvistata per la prima volta, una un recente studio ha dimostrato il contrario.

 

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La ricerca condotta dal Dipartimento STeBiCeF dell’Università di Palermo, capitanata dagli studiosi Sabrina Lo Brutto, Vincenzo Arizza, Rosario Badalmenti, Francesco Tiralongo e Laura Prieto, ha portato alla luce una scoperta inquietante. I ricercatori hanno infatti studiato le origini di questa specie, andando a ritroso nel tempo e trovandone tracce anche in tempi non sospetti, analizzando i reperti dei musei zoologici italiani.

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Stando ai dati raccolti, la Caravella sarebbe sempre stata presente nel nostro mare, addirittura dal lontanissimo 1850, stando al reperto ritrovato nel museo di Storia Naturale di Firenze. Non si esclude tuttavia che ce ne possano essere tracce anche in anni precedenti. Una scoperta che ha dell’incredibile e mette in allarme i bagnanti.

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