C’è preoccupazione nell’area mediterranea per il possibile pericolo di uno tsunami. Stando alle previsioni degli esperti, saremmo a forte rischio.
Nella mente di molti di noi sono ancora chiare e terrificanti le immagini dello tsunami che nel 2004 colpì l’Asia, spazzando via nel giro di pochi minuti interi villaggi e uccidendo 250.000 persone. Una catastrofe senza fine che potrebbe abbattersi anche nel Mar Mediterraneo, a detta degli esperti.
Era il giorno di Santo Stefano di 18 anni fa, e migliaia di persone si trovavano alle Maldive o in Thailandia per trascorrere le vacanze di Natale, quando avvenne l’irreparabile. Alle 7.58 ora locale, un terremoto di magnitudo 9.1 colpisce l’Asia per 8 interminabili minuti.
Ciò provoca, 15 minuti dopo, un maremoto con onde alte fino a 15 metri, che colpisce con violenza le cittadine delle coste. Viene spazzato via tutto: case, animali, auto, migliaia di persone.
Una catastrofe che lascia ammutolito il mondo, che non può far altro che guardare le immagini terrificanti di quei momenti. Un disastro che ora potrebbe abbattersi anche sui nostri mari, secondo gli studiosi.
Tutta colpa del cambiamento climatico. Gli Stati Uniti si stanno già attrezzando, seppur con misure per ora ancora insufficienti, dopo che gli scienziati hanno stabilito che entro i prossimi 50 anni arriverà il temuto The Big One, con onde alte fino a 30 metri. Ma anche il nostro Mar Mediterraneo non è esente da rischi, anzi.
Stando agli studiosi, infatti, entro il 2030 il nostro mare vivrà una simile esperienza. E’ proprio per questo che già alcune località costiere sono state inserite nel programma “Tsunami-ready” dell’Unesco. Chipiona, Cannes, Marsiglia, Istanbul e Alessandria d’Egitto sono a forte rischio, così come altre 40 località dell’area mediterranea.
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L’Unesco entro il 2030 sta cercando di mettere per quanto possibile al sicuro i cittadini di questi centri urbani, con mappe d’evacuazione, sistemi di allarme ed esercitazioni pensate ad hoc. Uno scenario terrificante e che ci riguarda da vicino, questa volta.