Si tratta di una tragedia nella tragedia quella che ha coinvolto un ragazzo di appena 24 anni e quella di un 64enne che giocava a fare catfishing con lui. Un doppio suicidio che ora è nelle mani della Procura.
Daniele, un giovane 24enne di Forlì, lo scorso 23 settembre si è impiccato nella soffitta di casa dopo aver scoperto che, dietro al profilo della sua fidanzata Irene Martini, conosciuta online e con cui chattava da oltre un anno, c’era invece il 64enne Roberto Zaccaria.
A sua volta domenica scorsa Zaccaria si è tolto la vita nell’abitazione di Forlimpopoli dove viveva con l’anziana madre, un atto avvenuto assumendo un cocktail a base di alcol e pasticche.
L’uomo nelle ultime settime era oppresso da manifesti esposti davanti la sua casa e da messaggi minatori che gli arrivavano ad ogni ora del giorno. Impossibile non conoscerlo nel piccolo paese di residenza, soprattutto poi dopo l’ultimo servizio de “Le Iene” che ha posto in essere la vicenda intervistando con irruenza l’uomo e mostrando dove vive.
L Procura di Forlì però deciso di aprire un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio di Zaccaria. L’indagine vuole arrivare alle cause della morte del 64enne che dopo il servizio del programma non ce l’ha più fatta a nascondere le sue colpe e l’umiliazione pubblica.
L’uomo, infatti, che contro Daniele aveva commesso catfishing (ovvero fingersi un’altra persona) era infatti stato denunciato con l’accusa di “morte come conseguenza di altro reato“, indagine chiusa con una richiesta di archiviazione e la condanna per “sostituzione di persona” da pagare con 825 euro di ammenda.
Eppure qualcosa è scattato in lui dopo la gogna mediatica, tanto che ora sono sotto la lente di ingrandimento proprio Matteo Viviani e Marco Fubini che sono i diretti responsabili di quel servizio tv.
“Le Iene” ha servito sul piatto mediatico un servizio di 22 minuti, con tanto di immagini che mostrano l’uomo mentre conduce per strada l’anziana madre che si copre il volto con le mani e chiede pietosamente ai cameramen di andare via.
Anche la Lucarelli ha esposto il suo scempio per quanto accaduto tramite un editoriale su Twitter che è diventato presto virale sul web:
Sono due decenni – scrive la giornalista – che si assiste allo scempio che ‘Le Iene’ fanno del giornalismo, che accettiamo le immagini di macchiette in giacca e cravatta all’inseguimento di persone per strada, sul proprio posto di lavoro, nelle proprie abitazioni private. A microfoni sbattuti sui denti per strappare manate e parolacce che serviranno a dimostrare chi è il cattivo, a errori grossolani, a giustizialismo spacciato per giustizia, a ghigliottina spacciata per giornalismo“.
Il web è con lei e contro il programma storico, tirando il ballo anche un’altra vicenda simile di 12 anni fa, quando un prete di Caravaggio (provincia di Bergamo) si era gettato sotto un treno dopo essere stato incastrato sempre dal programma come adescatore di bambini.
Il prete proprio come Zaccaria era un volto noto delle persone del luogo e dopo il servizio ancora più facilmente riconoscibile da parte dei tutti che non potevano fare a meno di additarlo come pedofilo.
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Poci giorni fa è andato in onda l’ultimo servizio de “Le Iene” e Viviani ha voluto dire la sua, a sua discrezione una doppia tragedia nella tragedia che nessuno si aspettava.
“(…)Domande: c’è forse un vuoto normativo? Ci sono strumenti per proteggere queste persone?” – chiede l’inviato nel video.
“Continuare a occuparsi del fenomeno è importante, perché imparare a riconoscere il problema è il primo passo per difendersi”, concludono “Le Iene” in coro chiosando che continueranno a fare informazione come hanno sempre fatto.