Il rapimento e l’uccisione di Ermanno Lavorini sconvolsero l’Italia: che fine hanno fatto gli assassini del bambini e perché fu rapito.
Quello di Ermanno Lavorini viene considerato il primo caso di rapimento di un minore nell’Italia contemporanea: la vicenda si sviluppa in Toscana e viene documentata da ‘Viareggio 1969‘, in onda il 20 gennaio su Raitre in prima serata. Da quei fatti sono passati dunque 54 anni, essendo il bambino di 12 anni stato rapito da Viareggio il 31 gennaio del 1969.
Eppure tanti sono i lati oscuri di questa vicenda, che vide una serie di distorsioni mediatiche e non solo, che contribuirono a una scia di morti e di episodi quantomeno ambigui. Il bambino venne trovato morto un mese dopo a Marina di Vecchiano, su una spiaggia. Le prime indagini degli inquirenti si rivolsero verso mondo della prostituzione e un giro di pedofilia a sfondo omosessuale.
Alla morte di Ermanno Lavorini ne sono legate altre due: innanzitutto quella di Giuseppe Zacconi, figlio dell’attore Ermete Zacconi, il quale morì di infarto un anno dopo la scoperta del corpo del bambino. La sua vita fu condizionata in quegli anni da un vero e proprio linciaggio mediatico: venne anche incarcerato ingiustamente. Morto suicida in carcere invece Adolfo Meciani, anche egli ingiustamente accusato dell’atroce delitto.
Anche la storia giudiziaria di questo caso risultò davvero molto complessa e va detto che – anche dopo la sentenza della Cassazione – i tre ritenuti responsabili dell’omicidio continuarono a rendersi protagonisti di dichiarazioni che fecero discutere. Dopo una serie di depistaggi, portati avanti da un gruppo politico locale di estrema destra, il Fronte monarchico, guidato da Pietro Vangioni, gli inquirenti ricostruirono cosa era accaduto.
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Nel frattempo, Vangioni aveva accusato un suo militante, Marco Baldisseri, un ragazzo di sedici anni che era il cassiere dell’associazione, del delitto e questi a sua volta aveva chiamato in causa Adolfo Meciani, il commerciante del posto poi morto suicida in carcere. In realtà del rapimento e del successivo omicidio vennero poi accusati gli stessi Vangioni e Baldisseri, oltre a un altro elemento dell’organizzazione, Rodolfo Della Latta.
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I depistaggi nel frattempo coinvolsero anche due esponenti del PSI, anche loro estranei ai fatti, ovvero il sindaco di Viareggio, l’avvocato Renato Berchielli, e il presidente dell’Azienda autonoma di soggiorno e turismo, Ferruccio Martinetti. In città arrivò anche l’ex capo della X Mas, Junio Valerio Borghese, in quegli anni protagonista di un tentativo di golpe che porta il suo nome.
Va detto che anche settimanali come L’Espresso fecero ben poco per far emergere la verità su quel tragico fatto di sangue, avallando la tesi della responsabilità del povero Adolfo Meciani. Solo nel gennaio 1975, sei anni dopo la morte di Ermanno Lavorini, si arrivò al processo con imputati appunto Vangioni, Baldisseri e Della Latta: il movente del rapimento era politico.
Il terzetto – secondo le accuse – intendeva richiedere un riscatto dai familiari del ragazzino e con questo finanziare la propria attività eversiva. In primo grado però solo Baldisseri e Della Latta vennero condannati, rispettivamente a 19 anni e 15 anni e quattro mesi. L’assoluzione di Vangioni fece cadere il movente politico, che invece è presente nella sentenza d’Appello. Infatti, il 13 maggio 1977 vennero comminati 11 anni di carcere a Della Latta, 9 a Vangioni e 8 anni a Baldisseri.
La Cassazione confermò quella condanna, che in molti ritennero all’epoca non congrua, visto anche il movente del rapimento del piccolo. Dopo la scarcerazione, Baldisseri ha trovato lavoro come cuoco, mentre Della Latta è tornato alla sua vecchia attività in un’azienda di servizi funebri. Anche Vangioni si è allontanato dalla politica e ha un’azienda di recupero metalli. Si è sempre detto innocente.