Strage familiare a L’Aquila: Carlo Vicentini, ex primario in pensione, uccide la moglie e i suoi due figli e poi si suicida.
Una folle strage si è consumata oggi pomeriggio in una villetta alla periferia de L’Aquila: a compierla è stato un medico in pensione del posto, Carlo Vicentini, di 70 anni. Le due vittime sono state la moglie e i suoi due figli. Stando a quanto si apprende, l’uomo era il primario di urologia dell’ospedale di Teramo e da un mese circa era andato in pensione. Dopo aver sterminato la sua famiglia, l’uomo si è ucciso.
Sul luogo della tragedia, nel giro di pochi minuti, sono giunti la Polizia e successivamente il magistrato di turno: la tragedia sarebbe avvenuta intorno all’ora di pranzo e nel primo pomeriggio i quattro corpi senza vita della famiglia sono stati poi rinvenuti. Ci sarebbero delle ferite che non lascerebbero dubbi rispetto alla dinamica della strage in ambito familiare.
Strage familiare a L’Aquila: il gesto di Carlo Vicentini, chi era il primario in pensione
Carlo Vicentini, stando alla ricostruzione e alle informazioni finora ricevute, avrebbe perso la testa perché uno dei due figli sarebbe stato gravemente malato. Con la pistola che deteneva regolarmente, l’ex primario in pensione da appena un mese avrebbe sterminato la famiglia, quindi avrebbe rivolto l’arma verso se stesso. Le indiscrezioni arrivano dai primi rilievi della polizia, che è giunta sul posto assieme al magistrato di turno Guido Cocco.
Il medico ha ucciso il figlio maggiore, che si chiamava Massimo e aveva 43 anni: questi era disabile e viveva attaccato a un respiratore. Ha anche ucciso la seconda figlia Alessandra, che di anni ne aveva 36, e infine la moglie. Non è ancora chiaro se abbia agito con premeditazione e il movente non potrà mai essere confermato. Vicentini era un professionista stimato e oggi sono tutti sconvolti.
Il direttore generale della Asl di Teramo Maurizio Di Giosia lo ha ricordato come persona gentile e disponibile, da pochissimo in pensione, ma che nel corso della sua carriera medica era ricercato anche fuori regione, perché ritenuto molto preparato. La tragedia ha sconvolto il mondo medico, ma anche quello accademico: il reparto di urologia di Teramo, fino al pensionamento di Vicentini, era infatti a gestione universitaria.