Luigi Pelazza, inviato storico della trasmissione Le Iene, è stato condannato per violenza privata nei confronti di una giornalista.
Arrivata in Cassazione, che ha emesso la sentenza che quindi passa in giudicato, una vicenda che ha visto come protagonista lo storico inviato della trasmissione Le Iene, Luigi Pelazza, accusato di violenza privata da una nota giornalista. I fatti si riferiscono al 2015 e a un servizio mandato in onda nel corso della trasmissione televisiva di Italia 1 per ben due volte. Torinese di nascita, ma residente praticamente da sempre ad Alghero, la Iena è nel cast del programma dal 2002.
Perché la Iena Luigi Pelazza è stato condannato per violenza privata?
Nel corso degli anni, in più occasioni è rimasto coinvolto in vicende che hanno fatto discutere, dal pubblico appoggio a Roberto Formigoni come presidente della Regione Lombardia, con tanto di video registrati addirittura nella sede de Le Iene, al processo che lo ha visto imputato per sostituzione di persona, sempre per un servizio realizzato nel corso della trasmissione tv. Il caso più eclatante risale però al 2015, quando Pelazza – che peraltro non risulta iscritto all’ordine dei giornalisti – insegue la giornalista Guia Soncini ed entra anche nel cortile del suo palazzo.
Luigi Pelazza, negli anni, si è sempre difeso, sottolineando che si trattava di diritto di cronaca, mentre Guia Soncini, da parte sua, aveva spiegato che deve essere garantito il diritto all’inviolabilità del domicilio. L’inviato de Le Iene si era introdotto insieme a un cameraman, assolto perché non è stato possibile stabilire la sua reale presenza quel giorno, nel cortile del palazzo dove appunto viveva la giornalista. In primo grado, Pelazza era stato condannato a due mesi di carcere per il reato di violenza privata.
La pena era stata convertita poi in una sanzione da 15mila euro, a cui vanno aggiunti 2mila euro come anticipo di un futuro risarcimento in sede civile. Guia Soncini aveva esultato per una sentenza per certi versi storica: “Uno sconosciuto non invitato a entrare non può imporre la propria presenza in casa tua, neanche se dotato del superpotere televisivo e convinto quindi di godere d’immunità diplomatica”, aveva scritto su Linkiesta. Anche il suo legale aveva applaudito, parlando di condanna a quello che aveva definito “il metodo Iene”. Ora la Cassazione ha confermato la condanna per Pelazza, che continua a difendere il suo diritto di cronaca.