Un grave lutto ha colpito in queste ore il mondo del calcio, è morto Luis Suarez: addio alla leggenda dell’Inter di Herrera e della Spagna.
Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso oppure la variante Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suárez, Corso, dove a cambiare era solo il nome del numero 9, che per un paio di anni fu anche Aurelio Milani. Chi sostiene di non aver sentito parlare di questa formazione almeno una volta nella vita sicuramente mente. Questa era la Grande Inter di Helenio Herrera, che sotto la presidenza di Angelo Moratti, padre di Massimo, negli anni Sessanta del Ventesimo secolo vinse praticamente tutto in lungo e in largo, in Italia e nel mondo.
Luis Suarez è morto: era la leggenda dell’Inter di Herrera
Tre scudetti, due Coppe dei Campioni consecutive, altrettante Coppe Intercontinentali, la prima stella, che ancora resiste dal momento che da allora a oggi l’Inter non ha vinto altri dieci campionati di Serie A, tanti trionfi sfiorati per un soffio, come la doppietta Coppa Campioni – Scudetto dell’annata 1966-1967 persa appannaggio di Celtic e Juventus o qualche anno prima lo scudetto perso allo spareggio col Bologna. Di quella squadra entrata nei libri di storia del calcio internazionale il numero 10 pesava sulle spalle di Luis Suarez, Luisito per tutti, la stella assoluta di quella generazione di fenomeni, scomparso in queste ore.
Quando arrivò all’Inter nell’estate del 1961, colpo clamoroso fortemente voluto in squadra dal mago Herrera, Luisito Suarez aveva già vinto molto col Barcellona. Due scudetti, due coppe nazionali, due Coppe delle Fiere, ovvero l’antenata della Coppa Uefa prima e dell’Europa League poi, ma soprattutto un pallone d’oro conquistato nel 1960, unico spagnolo ad averlo vinto insieme all’oriundo Alfredo Di Stefano. Questi i numeri di Luis Suarez con la maglia del Barcellona. Nel 1964, vinse da protagonista assoluto il campionato europeo di calcio con la sua Spagna, giocando semifinale e finale. Nei primi anni Settanta, chiuse la carriera alla Sampdoria, con un bottino totale di 158 reti in squadre di club e 14 in Nazionale.
Ritiratosi dal calcio giocato, fece l’allenatore partendo proprio dalla “sua” Inter e vincendo sulla panchina della Spagna l’Europeo Under 21 nel 1986. Sempre dell’Inter è stato dirigente durante l’epoca di Moratti figlio e in anni recenti è stato anche volto televisivo nelle vesti di opinionista sportivo. Una carriera incredibile dunque, quella di Luisito Suarez, Architetto del calcio, che è morto oggi all’età di 88 anni a La Coruna, dove era nato. Il calcio europeo dunque piange un altro campione, uno dei più grandi di sempre.