Marco Tanda morto a Rigopiano: la mamma si sente male e deve anche pagare 40 euro

Quando la burocrazia è più forte di qualsiasi dolore: la sconvolgente storia della mamma di Marco Tanda, un ragazzo morto nella tragedia di Rigopiano.

Certe lettere arrivano come un fulmine a ciel sereno, pronte a riaprire ferite che il tempo non ha mai davvero sanato. Per Elma, madre di Marco Tanda, il 18 gennaio 2017 è una data che non potrà mai dimenticare: quella mattina una valanga ha inghiottito suo figlio e altre 28 persone all’hotel Rigopiano, portando via per sempre vite preziose e lasciando nei familiari un vuoto incolmabile.

marco tanda e jessica tinari
Marco Tanda e Jessica Tinari morti a Rigopiano (Ultimaparola.com)

Un dolore silenzioso, devastante, che nei lunghi anni successivi ha accompagnato ogni giorno di Elma e della sua famiglia. A distanza di sette anni, qualcosa di apparentemente insignificante ha riacceso il ricordo di quei giorni strazianti, e proprio da chi avrebbe dovuto alleviare la sofferenza.

Una lettera che riporta indietro nel tempo

Pochi giorni fa, Elma ha ricevuto una raccomandata. Solo l’intestazione della lettera, inviata dall’ASL di Pescara, avrebbe potuto sembrare ordinaria, qualcosa che si può leggere e archiviare. Eppure, questa comunicazione portava con sé qualcosa di assurdo e doloroso.

mamma marco tanda
Beffa per la mamma di Marco Tanda (Ultimaparola.com)

Dopo sette anni dalla tragedia, a Elma è stato richiesto un pagamento di 40,97 euro per un intervento definito “di soccorso”, datato proprio al giorno in cui lei si trovava in sala d’attesa, disperata, mentre attendeva notizie di Marco. Questo gesto, che qualcuno potrebbe definire una banale procedura amministrativa, per Elma e la sua famiglia è stato come un pugnale nel cuore.

Un ricordo che non si spegne

A raccontare questa vicenda è Gianluca Tanda, fratello di Marco, oggi ristoratore a Roma, ma sempre legato alla memoria del fratello, scomparso in quell’inverno terribile. Gianluca descrive l’istante in cui la madre ha aperto la raccomandata: le mani tremavano, gli occhi si inumidivano, mentre con un soffio di voce pronunciava le prime parole.

Quel foglio, che riportava una cifra quasi ridicola, ha richiamato in un attimo tutta la sofferenza vissuta, il momento in cui Elma e altri parenti furono radunati nel pronto soccorso per ricevere aggiornamenti. Si trattava del cosiddetto “soccorso” che l’ASL ora classifica come “codice bianco”, da pagare in meno di un mese.

L’attesa e l’angoscia di quei momenti terribili

Gianluca ricorda ogni dettaglio di quei giorni drammatici. Quando arrivarono, c’era ancora speranza, ma presto l’atmosfera cominciò a cambiare. L’angoscia si mescolava all’incertezza e, lentamente, iniziava a farsi spazio il dubbio che quella non fosse una semplice slavina.

Alla madre di Gianluca venne chiesto di compilare un questionario con i dettagli fisici del figlio: l’altezza, eventuali segni particolari, come tatuaggi, per facilitare un eventuale riconoscimento. Un modulo che lei non riusciva a terminare, presa com’era dal panico, da quel dolore improvviso che le aveva tolto il respiro. Per la prima volta, iniziava a comprendere la gravità della situazione.

La reazione della ASL: una giustificazione che lascia perplessi

Di fronte alla richiesta assurda inviata a Elma, il direttore generale della ASL di Pescara, Vero Michetelli, ha espresso vicinanza alla famiglia, riconoscendo l’assurdità di quell’atto, ma giustificandolo come un “obbligo” che l’ente non può fermare. Michetelli ha annunciato che avrebbe pagato lui stesso quella cifra, per evitare ulteriori sofferenze alla signora Elma.

Sebbene il gesto appaia di buona volontà, non basta per colmare l’incredulità e la rabbia che una simile richiesta ha suscitato. Un errore di burocrazia che si ripercuote sulla pelle di una madre, già devastata da un lutto profondo, rinnovandone il dolore.

Questa storia mostra come la burocrazia, spesso impersonale e priva di tatto, possa diventare quasi disumana, finendo per ferire proprio coloro che hanno già sopportato sofferenze indicibili: non è del resto la prima volta che dalla tragedia di Rigopiano emergono polemiche legate alla gestione da parte delle autorità e alla beffa per i familiari.

In questo caso, la semplice richiesta di pagamento ha riaperto una ferita mai davvero chiusa, ricordando a Elma che, per quanto si cerchi di andare avanti, certi dolori restano impressi nell’anima, sempre pronti a tornare a galla alla minima occasione.

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